Oculus Rift - Anteprima Gamescom 2014
Il nostro viaggio alla Gamescom di Colonia ci ha dato l'occasione di toccare con mano il dispositivo che, assieme a Project Morpheus di Sony, promette di rivoluzionare il nostro modo di giocare.
Dopo tutto, la realtà virtuale è da sempre uno dei desideri più ambiti dal giocatore medio.
Quante volte, magari mentre stavamo giocando ad un gioco che ci aveva particolarmente colpito, abbiamo pensato tra noi e noi che sarebbe stato fantastico "avere di più"?
I personaggi che prendevano vita nel televisore o nel monitor non ci bastava averli li, dietro lo schermo, ma li avremmo voluti avere al nostro fianco, e avremmo voluto poterli guardare girando la nostra testa e non muovendo il mouse.
All'epoca, l'unico modo per sentirsi veramente vicini ai nostri eroi era quello di chiudere gli occhi ed immaginarli là vicino a noi.
Ora, grazie al duro lavoro di quello che era nato come un team indipendente, sembra che il prossimo futuro ci permetterà di entrare letteralmente all'interno del nostro gioco preferito... e quello a cui abbiamo assistito alla Gamescom va veramente in questa direzione.
Muoversi con lo sguardo all'interno di un gioco? Sta diventando possibile!
Una nuotata in realtà virtuale
Lo ammettiamo, mentre attendavamo pazientemente che arrivasse il nostro turno per poter provare il dispositivo, eravamo un po' scettici.
Per quanto ne avessimo sentito parlare più volte, ci riusciva difficile credere che, per quanto ben ricreata, una qualsiasi realtà simulata potesse davvero farci sentire presenti sul suo suolo artificiale soltanto indossando degli occhialini magici.
Nonostante tutto, però, eravamo davvero curiosi e, mentre avanzavamo lentamente nella coda presente attorno allo stand di Oculus, non potevamo che fantasticare, sopratutto quando il nostro sguardo cadeva sulla facce a metà tra l'incredulità e lo stupore di coloro che stavano testando il visore proprio in quel momento.
Finalmente, dopo un'attesa estenuante, è arrivato il nostro turno e, previe le immancabili spiegazioni di rito della gentilissima addetta che ci ha fatto accomodare alla nostra postazione, abbiamo potuto verificare con i nostri occhi se questo fantomatico dispositivo meritasse o meno tanto clamore.
La postazione di WarThunder era uno dei posti più interessanti dove testare l'Oculus Rift.
Rispetto all'edizione 2013, la prima cosa che saltava all'occhio era la diffusione che il dispositivo aveva avuto: l'anno scorso vi era un solo punto dove provare l'Oculus Rift, ossia lo stand ufficiale dell'azienda produttrice.
Quest'anno, invece, non era difficile imbattersi in booth di altre aziende, all'interno dei quali gli sviluppatori avevano deciso di integrare il loro prodotto con il dispositivo in questione (ottima soluzione per chi voleva provare i "magici occhialini" senza fare troppa fila).
Tornando allo stand "ufficiale" di Oculus Rift, erano svariate le demo portate dai programmatori in quel di Colonia; c'era un platform, un paio di fps più o meno complessi e una manciata di semplici minigiochi in cui apprezzare le qualità del prodotto.
In ogni caso, fatta eccezione, probabilmente, solo per la versione apposita di War Thunder, tutti gli altri giochi portati erano solo prototipi creati per l'occasione, pressoché privi di spunti interessanti dal punto di vista del gameplay.
A noi è toccata la postazione che ci vedeva impegnati, assieme ad altri tre giocatori, nei panni di un sub intento a scandagliare il fondale per raccogliere delle perle e delle monete disseminate in giro per la mappa.
Lo stile visivo adattato era molto colorato, con un'acqua cristallina che colorava con uno splendido azzurro tutto l'ambiente circostante.
Per farvi capire le nostre sensazioni nel momento della prova, vi diciamo solamente che, non appena abbiamo indossato l'ingombrante dispositivo, abbiamo immediatamente smesso di ascoltare la nostra povera assistente che, nel frattempo, continuava a spiegarci cose che, con tutta probabilità, avremmo fatto meglio a non perderci.
Quello che, invece, proprio non siamo riusciti a non fare è stato muovere la testa qua e la per vedere come reagiva l'Oculus.
Il risultato è stato semplicemente sorprendente; nonostante la pessima grafica e la pessima risoluzione (che, come hanno garantito gli sviluppatori, verrà alzata notevolmente al momento dell'uscita ufficiale) l'immersione (scusate il gioco di parole) all'interno del gioco è stata totale.
Ci siamo per davvero sentiti “dentro” al gioco e, in tutta franchezza, facciamo una certa fatica a illustrarvi a parole ciò che vorremmo dirvi.
La demo era in prima persona e, per controllare la direzione dello spostamento del nostro sub, dovevamo muovere la testa nella direzione desiderata.
Di raccogliere le perle dalle ostriche ce ne siamo fregati totalmente ed abbiamo preferito esplorare lo scenario con la stessa curiosità di un bambino che scopre il mondo per la prima volta.
Siamo assolutamente sicuri che per tutta la durata della prova, chi ci stava osservando si sarà preso gioco di noi a causa del sorrisino ebete che non abbiamo potuto evitare ci si stampasse in faccia.
Poco male, la nostra prova è stata breve ma dannatamente intensa e siamo rimasti seriamente dispiaciuti quando ci è stato comunicato che il nostro tempo era scaduto.
Lettino per torture? Non proprio... Qua è dove potevi diventare l'uomo razzo!
Verso un futuro promettente
Per nostra sfortuna il tempo che ci è stato concesso in compagnia di Oculus è stato davvero poco e abbiamo lasciato la sala a malincuore quando ci è stato detto che la prova era finita.
Nonostante i minuti ci remassero contro, però, l'impressione che l'apparecchio ci ha dato è stata decisa ed assolutamente positiva.
Nuotare tra i delfini (e i tonni, o chi per essi) e tra il relitto di un sottomarino ci è molto piaciuto e in tutta onestà, non vediamo veramente l'ora di avere un'altra possibilità per tornare ad indossare Oculus Rift.
Ciò che ci stimola di più è la consapevolezza che quello mostrato era solo un prototipo e che, una volta che verrà migliorata la risoluzione e che il dispositivo verrà reso compatibile con dei giochi di ben'altra caratura dal punto di vista grafico, l'immersione all'interno del mondo di gioco non potrà che essere ancora più viscerale.
A quel punto, a completare l'opera, servirà soltanto un buon paio di cuffie per sentirsi letteralmente teletrasportati in un altro mondo.
L'unico neo rimangono certe tipologie di giochi in cui il matrimonio con Oculus potrebbe non essere particolarmente convincente (vedi gli sportivi o molti giochi non in prima persona) e i cosiddetti fenomeni di motion sickness, veri e propri sintomi quali nausea e affaticamento che potrebbero insorgere dopo sessioni di gioco prolungate, anche se, a questo proposito, gli sviluppatori stanno investendo ingenti risorse.
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