Il grande gioco di Microsoft: 10 gamer provano a fermare l'acquisizione di Activision Blizzard
E' notizia di ormai parecchi mesi fa che Microsoft stia cercando di acquisire, per quasi 70 miliardi di dollari, l'intera Activision Blizzard.
Ovviamente la mossa non piace a molte persone, Sony in primis che teme di dover subire il monopolio dell'azienda rivale. Da oggi però Microsoft ha anche altri "nemici": 10 gamer preoccupati per il futuro dei loro giochi preferiti, che hanno deciso di intentare a loro volta un'ulteriore causa Antitrust contro il colosso di Redmond.
Il gruppo di 10 giocatori sostiene che l'acquisizione da parte di Microsoft renderà loro più difficile trovare giochi adatti alle loro preferenze, oltre a limitare la concorrenza sul mercato. Se l'accordo dovesse andare in porto, Microsoft controllerebbe una larga fetta del mercato dei videogiochi e possiederebbe molti franchise iconici come Call of Duty, Warcraft, Diablo, Overwatch e... Candy Crush Saga. Questo gli consentirebbe di avere "una posizione senza rivali nel settore dei giochi, lasciandogli il maggior numero di giochi imperdibili".
La causa cita poi il timore che Microsoft possa e voglia rendere il franchise di Call of Duty un'esclusiva per PC e console Xbox, dato che l'azienda ha già fatto una cosa simile quando ha acquisito ZeniMax Media per 7,5 miliardi di dollari lo scorso anno
Uno studio ha confermato questi timori, con statistiche che mostrano come il 46% degli utenti di PlayStation e Nintendo sarebbe pronto a passare a Xbox Game Pass una volta completata l'acquisizione. Questo lascerebbe fuori altri servizi come PlayStation Plus e Nintendo Switch Online, il che potrebbe avere un enorme impatto sul modo in cui i giocatori acquisteranno i loro giochi in futuro.
Resta da vedere se questa causa federale antitrust riuscirà o meno a fermare l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft. Tuttavia, gli studi condotti confermano le preoccupazioni dei giocatori riguardo alle pratiche monopolistiche e agli accordi di esclusività, ed è chiaro che ci sono preoccupazioni legittime che devono essere affrontate se vogliamo che il nostro settore rimanga competitivo e aperto a tutti. Attendiamo con ansia una decisione!
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