L'ex Ministro Calenda si scaglia contro i videogiochi; l'AESVI risponde


È ormai un triste realtà ma, nonostante il progresso e l’avanzamento tecnologico e culturale, il medium videoludico viene spesso ancora frainteso totalmente, portando ad una sorta di avversione totale che, per ovvi motivi, non può che risultare insensata quando è rivolta ad un’industria e ad una forma d’arte nella sua totalità.

L’ultimo attacco ai videogiochi è avvenuto nel corso di questi giorni tramite Twitter e porta la firma dell'ex Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ha sfruttato la piattaforma di Jack Dorsey per esprimere tutto il proprio dissenso nei confronti del medium.




Come potete leggere da voi dai tweet che vi abbiamo riportato poco sopra, la posizione presa da Calenda è piuttosto radicale ed è quasi totalmente basata su assunti e prese di posizione che fatichiamo a non definire semplicemente errate.

Come ovvio che sia, queste dichiarazioni non hanno potuto che generare un accesso dibattito, sia su Twitter che su altre piattaforme, dove “lo scontro” tra le fazioni createsi (pro e contro i videogiochi) ha assunto proporzioni davvero importanti.
Tra tutte le risposte indirizzate all’ex Ministro, vi è stata anche quella di AESVI, sigla indicante l’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani, che, con i toni che si conformano ad un’associazione di questa portata, ha fornito una replica più che condivisibile al pensiero di Calenda:

Oggi abbiamo assistito ad una discussione molto accesa in seguito ad un tweet dell’ex Ministro Carlo Calenda sulla necessità di salvare i giovani dai “giochi elettronici” e dalla solitudine culturale ed esistenziale. Abbiamo incontrato Calenda non molto tempo fa, durante il suo incarico di governo come Ministro dello Sviluppo Economico. Ci fece subito presente la sua contrarietà ai videogiochi come genitore, ma nonostante la sua posizione personale ci diede ascolto e sostenne la nostra richiesta di investire sull’internazionalizzazione del settore. Grazie a quell’incontro, gli sviluppatori italiani di videogiochi hanno la possibilità di partecipare a due tra le più importanti fiere del settore, GDC e Gamescom, in uno stand che rappresenta l’Italia come paese. A distanza di qualche anno, la dichiarazione di oggi non ci fa per nulla piacere e non la condividiamo in principio. Ma ci fa capire quanta strada ci sia ancora da fare in Italia per ottenere un riconoscimento culturale e sociale per i videogiochi. Nessuno si sognerebbe mai di fare la stessa affermazione per i film, la musica o i libri. Perché allora per i videogiochi? All’estero oramai si fa a gara per sostenere il settore ed essere in prima linea nell’attrazione di investimenti e di talenti, nella produzione di creatività e innovazione, nella creazione di opportunità di lavoro e di impresa. In Italia ci scontriamo spesso e volentieri con posizioni come questa, a tutti i livelli. Posizioni che nella maggioranza dei casi dipendono dalla mancanza di conoscenza della materia e a volte, purtroppo, anche dalla mancanza di interesse o di disponibilità ad approfondirla, quella materia. La nostra risposta come Associazione è continuare a fare il nostro lavoro di informazione e promozione del settore con competenza e professionalità. Perché l’Italia non rischi di perdere una grande opportunità.

Non è affatto la prima volta che si verificano episodi del genere, dove persone anche molto importanti per il panorama politico e/o culturale italiano si scagliano apertamente contro il medium nella sua totalità, senza nemmeno prendersi la briga di fare una distinzione tra le moltitudini di titoli presenti sul mercato.

Voi cosa ne pensate di tutta questa faccenda? Quanto tempo sarà necessario, secondo voi, prima che l’Italia si allinei al resto del mondo sul tema dei videogiochi? Diteci la vostra!

La rubrica

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